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Fin dalla fondazione del settimanale Reportage, Canio Bajonne è il responsabile della rubrica di cronaca nera. Durante la pandemia lavora dalla sua abitazione di Calitri, un comune dell’Alta Irpinia posto tra Campania e Basilicata. Tra i vicoli del piccolo borgo si consumeranno gli incontri con una sua vecchia conoscenza, Anito Bergotto, un assassino seriale tornato per chiudere un conto rimasto in sospeso con il giornalista. Mentre porto il bicchiere alle labbra, a voce bassa mi lascio andare a una considerazione. «Ci sono. Quella voce ha tutte le caratteristiche per appartenere ad Anito Bergotto». Aveva a che fare con una serie di vecchi casi, gli unici in tutta la mia carriera capaci di intaccare i lati fragili del mio carattere, facendomi precipitare nei luoghi più sconosciuti del mio animo. Mi avevano coinvolto intimamente. Indagavo e scrivevo della spietatezza di quell’omicida, ma più lo facevo e più mi sentivo contaminato, messo in discussione. Si era insinuato nella mia testa simile a una malerba.