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Una domanda di fondo percorre questo libro: se i governi, di fronte alla pandemia di Covid-19, sono stati in grado di adottare misure restrittive durissime, e perfino di imporsi sui grandi poteri economici, costretti a sottometterei propri interessi alla salvezza comune, un approccio simile non potrebbe essere impiegato anche per l'emergenza climatica? Le conseguenze della pandemia, assumesse pure le proporzioni della Peste nera, non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle del disastro ecologico verso cui marciamo spediti... In questo saggio, Andreas Malm non si limita a illustrare le differenze fra le due emergenze (e fra le reazioni all'una e all'altra della società capitalistica, sempre volta ad affrontare i sintomi e non le cause), ma ne osserva i legami profondi e, soprattutto, avanza proposte concrete. La metafora dello «stato di guerra», di cui hanno abusato i governi a partire dai primi mesi del 2020, va espansa verso un modello che torna attuale: il comunismo di guerra, non lontano da quello che Lenin predicava all'indomani della Rivoluzione d'ottobre. Fuor di metafora, l'emergenza è gravissima, le soluzioni devono essere radicali. E il capitale fossile è il profondo virus da sconfiggere.