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Mentre la cultura evoca altrove una generosa apertura intellettuale e il futuro, in Italia lo scontro frontale tra due partiti in eterno conflitto quello di una religione inattuale del patrimonio e quello della svendita sul mercato dei beni culturali - tiene in ostaggio la piů importante infrastruttura per la crescita civile ed economica del paese. A loro ausilio, e rafforzato da un dibattito sempre piů ripiegato su se stesso, č l'ormai indiscusso strapotere di alcuni equivoci e pregiudizi: piů la cultura č "alta" e piů č inutile o, al contrario, č utile nella misura in cui riesce a fare cassa. Niente di piů falso. Ripercorrendo con linguaggio a tratti narrativo l'invenzione della cultura, dei suoi concetti e della sua gestione pubblica quale una delle piů luminose avventure dell'uomo, il libro va alla radice delle pratiche contemporanee, spazzando via ambiguitŕ e strumentali fraintendimenti. Le politiche alle arti, alla tutela e alla conservazione sono, in effetti, un'invenzione del mondo moderno, perché l'emancipazione dei singoli liberi le capacitŕ creative e renda la comunitŕ piů forte e competitiva. Moralmente, e quindi anche economicamente. Un'idea italiana, partorita tra Firenze e Roma, e offerta alla storia come suo dono piů grande, purtroppo tradita e rimossa nella riluttanza a farsi nazione, prima, e pienamente democrazia, ora, come indica una cultura priva di risorse poiché incapace di vedersi attribuita una chiara missione collettiva.