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"Gli piaceva il pesce bianco mantecato. Gli piaceva bere il Manhattan. Era saltato davanti al treno, fine della storia". Il 23 luglio 2008, a New York, Harris J. Wulfson si getta sotto un treno della metro. Harris amava la musica e le donne, aveva un lavoro, un amore e una vita piena, a tratti felice. Soffriva, perň, di episodi psicotici, ed č dopo uno di questi che fugge dall'ospedale dove č ricoverato e si lancia nel bagliore di un treno in arrivo alla stazione. Per Sarah Manguso la scomparsa di Harris č la perdita di un amico, il piů caro, il piů intimo. Ma l'autrice non vuole ricostruire le circostanze del suicidio e neppure scrivere la sua biografia. Il salto č un memoir, una meditazione e un libro sulle parole: amicizia, memoria, dolore, morte. Parole sincere, perché precise e delicate. E immortali, perché materia della vita e di tutte le storie. Ma soprattutto parole coraggiose e necessarie, perché maneggiare il dolore č difficile e faticoso, a volte quanto provarlo, ma aiuta ad accettare il distacco, anche quello definitivo, e a fare il salto verso l'amore e l'infinito.