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Il 9 settembre 2001, due giorni prima dell'attentato alle Twin Towers, Massud muore, vittima di un attentato suicida. Esce di scena un personaggio leggendario dell'Afghanistan contemporaneo. È stato il capo dell'opposizione ai sovietici prima e ai Talebani poi. Ma chi era veramente questo uomo carismatico e misterioso? Uno dei tanti signori della guerra che hanno fatto leva sulla propria etnia per saccheggiare il Paese? Un condottiero convinto della necessità di introdurre la democrazia in Afghanistan? Un capo musulmano più intelligente e subdolo di altri, capace di sfruttare l'entusiasmo degli operatori umanitari e dei giornalisti occidentali per i suoi fini? Un mistico che non ripudia l'azione, appassionato di poesia e fautore di una spiritualità dell'Islam? Per Michael Barry, uno dei più importanti conoscitori della storia afghana, Massud è soprattutto l'unico leader che avesse come disegno l'unità del suo Paese. In questo saggio - prezioso esempio di giornalismo investigativo ma anche un itinerario appassionato tra la terra, la gente, la cultura e la storia - l'autore ricostruisce il percorso di un personaggio che si è trovato coinvolto nella doppia lotta contro i totalitarismi, lotta che ha combattuto con estremo coraggio e da cui è stato in un certo senso sconfitto, diventando un martire e incarnando così «l'emblema di un eroismo della libertà, di un genio strategico messo generosamente al servizio di una tenace lotta per l'indipendenza nazionale».