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L'autobiografia del "profe" di una generazione, quella tanto per intenderci di Cesare Pavese, Giulio Einaudi, Massimo Mila, Leone Ginzburg e Norberto Bobbio. Sarebbe riduttivo parlarne semplicemente come di «un libro di memorie didattiche»: già meglio parlare di un'autobiografia didattica («presa di coscienza del lavoro compiuto»), ma questo libro è molto di più. È l'autobiografia («io do conto di essa mia vita») di una personalità, ed è dunque anche la storia di una formazione (non soltanto pedagogica e didattica). È ad un tempo uno spaccato di storia patria, ossia il resoconto animatissimo di una vocazione che s'incardina nel tempo e nello spazio, definendosi sia come memoria di impegno civile, sia come memoria di quella geografia mentale e morale (nel caso di Monti, «piemontese», ancorché rigorosamente antinazionalistica e antilocalistica insieme), che fanno di lui il testimone di un Novecento vissuto nelle sue più drammatiche transizioni.