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Nei primi anni Trenta del Novecento un piccolo gruppo di personalità appartenenti ai mondi dell’impresa, dell’insegnamento universitario e della ricerca applicata unì le forze e diede vita a «Questioni meridionali», una rivista capace di mostrare al paese il vero volto del Mezzogiorno nel periodo in cui il fascismo controllava l’intera vita nazionale. Crescita demografica, analfabetismo dilagante, indigenza, sovraffollamento abitativo, carenza d’igiene, presenza di malattie tipiche di una società arretrata, inadeguatezza nei trasporti, scarso sviluppo del turismo, dissesto delle finanze comunali mostravano un quadro in grado di sparigliare gli slogan della propaganda fascista, accompagnato dall’indicazione dei percorsi per una crescita virtuosa. Giuseppe Cenzato, Francesco Giordani e per un certo periodo Gino Olivetti dettarono le linee della rivista, che dal 1934 al 1939 (e con un numero semiclandestino distribuito nel 1943) rappresentò la voce di una classe dirigente napoletana moderna e combattiva, che il fascismo e la guerra non riuscirono a cancellare.