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"Memoria", "unicitŕ", "mai piů": moniti che dopo la Shoah vengono messi in discussione dal Ruanda del 1994, un genocidio dei nostri tempi, il primo della societŕ globale. Il massacro di oltre 800.000 tutsi e hutu moderati non č mai stato un "conflitto tribale", come all'epoca qualcuno provň a definirlo, ma un genocidio che ripercorre molte delle modalitŕ dello sterminio nazista degli ebrei, di cui č un "figlio maggiore". Dal cuore dell'Europa al cuore dell'Africa, la meccanica dei due genocidi si puň confrontare in un percorso in venti "stazioni", con somiglianze stridenti e alcune differenze, comprese le responsabilitŕ di una parte dell'Occidente che in Ruanda, cinquant'anni dopo la Shoah, si ritrova meno sicuro dei suoi antidoti politici e culturali che considerava acquisiti. Le due lezioni parallele sono un percorso a specchio ricco di riscontri inaspettati e inquietanti, che rende ancora piů attuale la terribile lezione della Shoah e svela menzognee ipocrisie del nostro tempo.