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Il "Taccuino per stenografia", redatto da Cioran durante i primi anni di permanenza in Francia, presumibilmente tra il 1937 e il 1938, è un quadernetto di appunti e note sparse, nelle intenzioni non destinato alla stampa. Esso rappresenta un “esercizio privato” di scrittura, in cui vengono riportati, in maniera concisa, aforistica e frammentaria, impressioni e stati d'animo convulsi e in cui il pensatore romeno riversa il proprio ineffabile disagio interiore. Nonostante la brevità, il documento costituisce una preziosa testimonianza per cogliere gli aspetti psicologici profondi che hanno portato Cioran alla tormentata gestazione del proprio pensiero nichilista, in un periodo cruciale che avrebbe condotto alla stesura e alla pubblicazione, in lingua romena, di Amurgul gândurilor (“Il crepuscolo dei pensieri”, 1940). È un Cioran dinamitardo ed esplosivo, sempre “al culmine della disperazione”, che lotta strenuamente contro il mondo e contro Dio, utilizzando l'arma aguzza delle parole come unico “mezzo di liberazione”.